[…] Il tutto tenendo fede a uno stile personale, riconoscibile, e direi pure toscano, capace di ridere della tradizione senza irriderla. Il messaggio è chiaro ed è rivolto ai più giovani poeti, quelli che con orgoglio rivendicano una purezza e riconoscono le proprie radici in autori più lontani a loro e con sprezzo saltano i padri a loro più prossimi insieme a quelli della secolare tradizione. Una mancanza di radici che è ben evidente in buona parte dell’attuale offerta (più che proposta) in poesia. E non si tratta di una polemica gratuita, perché c’è una coscienza del dover continuare a lavorare sulla lingua in Agostinelli che segna il passo e pone una pietra miliare – mi si passi l’immagine – tra l’ora e il prima; quest’ora che conosce derive pop portatrici di un vuoto poetico assoluto, e che vorrebbero imporsi sul prima, appiattendo tutto su soluzioni semplificate prima ancora che semplicistiche, predigerite (come ho in altre occasioni affermato). Perciò ancora una volta Agostinelli riparte dalla lingua, questa volta affrontando alcuni cardini: Angiolieri, Cavalcanti, Petrarca, Ariosto, Alfieri, Foscolo, Leopardi e Gozzano. Otto nomi della tradizione in cui la forzatura della lingua è riconosciuta. Per ognuno Agostinelli propone un cambio di registro che è una sfida verso il lettore più che verso l’auctor(itas).
Fabio Michieli (poetarum silva, 14 ottobre 2020)
Fabio Michieli, italianista e poeta. Fondatore della rivista letteraria “poetarum silva”.